Oggi non c’è quasi più nessuno di quelli che il 25 aprile di 79 anni fa uscivano da una doppia guerra, una combattuta in divisa su diversi fronti del mondo e un’altra, quella partigiana, non meno sanguinosa e lacerante, combattuta nelle città e per le campagne del Paese. Ma come sempre accade quando i testimoni non ci sono più, la memoria dei fatti finisce per perdersi e con questa le ragioni e i sentimenti che gli hanno dato vita. Così per molti è solo una data sul calendario delle feste nazionali, per altri invece, occasione di scontro.
Per tutti allora è bene ricordare che il 25 aprile del 1945 è uno spartiacque, la data simbolo che, con la ritirata dell’esercito tedesco dall’Italia, chiude un’epoca tragica di sofferenze ed apre la via per la nascita della nostra repubblica. A dispetto del tempo è una festa giovane, l’età media dei partigiani era di 27 anni. E a ben vedere dovrebbe essere anche la festa della Democrazia, perché proprio dallo spirito straordinario di quei momenti sono usciti le donne e gli uomini che negli anni successivi hanno dato vita alle istituzioni democratiche del Paese.
Quella stessa Democrazia che si esprime liberamente con il voto e che oggi consente alla destra di governare legittimamente malgrado finga di non conoscerne la storia. Dopo tutti questi anni il torto peggiore che si può fare al 25 aprile è dunque insistere con l’idea divisiva di una frattura invece di cogliere il messaggio di libertà e riconciliazione che questa data porta con sé. Tra poche settimane andremo al voto per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Anche questa potrebbe essere una data spartiacque tra una visione conservatrice e una innovatrice che, al di là dei piccoli egoismi, consenta di crescere e soprattutto di affrontare i grandi cambiamenti globali che nessun Paese della UE sarebbe in grado di affrontare da solo. È una questione di maturità e di buon senso, vediamo di non sprecarla.
Buon 25 aprile di tutte e di tutti!
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